In un’intervista a Vanity Fair, Annalisa ha parlato di Mon Amour, comunità LGBTQI+, Meloni e sessismo nella musica.
Prima è arrivata Bellissima, poi Mon Amour e infine, quasi contemporaneamente "Disco Paradise", un terzetto che ha dato una spinta importante al ruolo di Annalisa nel pop italiano. Nonostante anche in passato abbia avuto successi importanti, pare che la narrazione attorno alla cantante sia cambiata in quest'ultimo anno, portandola a essere vista come una cantante in grado di scegliere sempre meglio le canzoni da interpretare – sul canto, beh, Annalisa è una delle poche che nessuno ha mai criticato -, a cui si è anche aggiunta una nota sociale o politica a seguito della lettura fluid che si è dato a Mon Amour, a "lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me".
"È una scena che racconta di quando, dopo una delusione, provi a stravolgere le tue abitudini, ti butti, sperimenti, e poi alla fine riparti. Io ho sempre fatto così: momenti di grande impegno, poi grandi delusioni, autoanalisi, ricerca e ricostruzione. È un ciclo che si ripete da sempre" dice la cantante parlando di Mon Amour in un'intervista a Vanity Fair a cui spiega che è una canzone sulla libertà, soprattutto quando si parla della sfera che ha a che fare con le relazioni, l'amore e la sessualità. C'è anche un minimo di autobiografico, Annalisa spiega che le è capitato di baciare una donna: "Penso che succeda a tutti durante l’adolescenza, anche per gioco, è la voglia di sperimentare".
Il rapporto con la comunità LGBTQI+
Senza dubbio la canzone le ha aperto ancora di più le porte del mondo LGBTQI+, un mondo che ha dei valori precisi che la cantante pare abbracciare sempre di più e sempre più in maniera pubblica: "Le cose che penso le ho sempre dette sui social, in modo molto sincero. Ma non mi piace sbandierare dichiarazioni nel momento giusto, non seguo le mode e non mi va di scrivere hashtag per lavarmi la coscienza" ha detto a VF, esponendosi anche sulle posizioni del Governo e della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni soprattutto sulla questione delle famiglie arcobaleno: "Mi dispiace molto. Sono cose che mi rattristano, mi sembra che si facciano passi indietro. Spero che si riesca a mettere un punto a queste azioni".
Non poteva mancare una parte dedicata alla questione di genere nella musica, che si è fatta sentire di nuovo a seguito delle uscite delle lassifiche FIMI di metà anno, che non vedono artiste nelle prime dieci posizioni e una sola nella top 20:
"Non ho mai alzato la voce, ma è ovvio che viviamo in una società retrograda e per combattere la violenza di genere si deve andare alla radice, cambiare cose della nostra cultura, capire che non è normale l’apprezzamento per strada"
dice Annalisa, che per quanto riguarda la poca attenzione alle donne in musica spiega che si tratta di una questione culturale, soprattutto perché fin da piccole alle bambine si suggerisce il canto e non lo strumento".
Lo spiega meglio con un esempio:
"Ci sono cose da maschio e cose da femmina: il produttore è maschio, il fonico è maschio, il backliner è maschio; la bella voce è femmina, a meno che non si tratti di cantautorato, lì allora è territorio maschile".
E a proposito di sessismo spiega di averlo vissuto sulla propria pelle:
"Sui social devi essere vestita in un certo modo, atteggiarti in un altro, se canto io una canzone è una canzoncina, se la fa un maschio il giudizio è diverso".
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(fonte fanpage.it)
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