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Francesca Michielin: “Nella musica testi maschilisti dalla trap”

Francesca Michielin dal 9 luglio sarà in tour e ha voluto raccontarsi in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha rivelato di non amare di essere al centro dell’attenzione. Per questo, dopo 6 anni a Milano, è tornata a vivere in provincia. Ma partiamo dall’inizio, da quando era bambina. All’epoca era iperattiva, instancabile. La fine della scuola la metteva in crisi perché temeva di annoiarsi fino a settembre.

Così si sfogava sul giardinaggio e sui fumetti, seppur non avesse il pollice verde. Nonostante questo, ha sempre amato essere in contatto con la natura.


E poi c’era un’altra passione: quella per l’etimologia delle parole e per la grammatica. Un tema che, inevitabilmente, ritorna nella musica e nelle canzoni. La Michielin non si è detta “rigida nell’uso degli accenti”, mentre è più attenta sulle scelte grammaticali. Un esempio? In Magnifico, che ha cantato insieme a Fedez, “il testo proposto dagli autori diceva ‘è possibile che ho’. Ho discusso e difeso il congiuntivo ed è diventato abbia’”.


La sua vita è cambiata quando, ancora adolescente all’età di 16 anni, ha vinto X Factor. All’epoca non si truccava, si vestiva normalmente e le malelingue la accusavano di essere “bruttina e goffa”. Tutto il contrario di oggi che “mi dicono che sono figa”.


E a riguardo dice:

Ho un rapporto più bello con il mio corpo e l’immagine che mi sono scelta. E sono anche fiera di poter abbracciare le mie contraddizioni: sono tutte e nessuna”.


Poi il pensiero della cantante nei confronti degli haters:

Alle persone non va giù che una donna possa avere più interessi. Quando scrivono ‘pensa a cantare’ sotto a un post su un tema sociale lo vivo come un insulto pari a ‘vai a pulire i piatti’. Sui social sono stata subissata di hating e insulti sessisti per sei mesi per aver sbagliato la definizione di una tecnica bassistica”.

Infine, si passa ad un altro tema scottante: il maschilismo nel mondo della musica con una prevalenza di uomini in questo settore al momento.

Siamo in una fase complessa. La narrazione che si fa delle donne è ferma e la narrazione che fanno le donne di sé stesse è avanti. Da un lato sono in voga i testi maschilisti della trap. I ragazzini sentono queste cose e finiscono per dire: ‘le donne sono tutte put***e’. Allo stesso tempo ci sono artiste consapevoli di una nuova e diversa e femminilità, non quella della ragazza che canta bene e basta, che rivendicano la propria complessità e finiscono per stare antipatiche”.
 

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(fonte 105.net)



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