Il 30 marzo del 2013 fa moriva Franco Califano, più di 1000 canzoni scritte nella sua carriera, più di trenta album all’attivo e tante canzoni scritte per altri, il suo ricordo echeggia tra i versi delle canzoni e le parole degli amici.
Il genio sregolato di Franco Califano
Il cantautore ha scritto svariati brani di successo, da l’intramontabile ‘Tutto il resto è noia‘ alla perla ‘Un tempo piccolo‘. Il ‘Califfo’ però non ha scritto solamente per se stesso, ha infatti anche donato ad altri grandi artisti la sua penna emotiva. Sono infatti sue alcuni successi di Mia Martini (“Minuetto” e “La nevicata del ’56”) a Ornella Vanoni (“La musica è finita” e “Una ragione di più”), da Bruno Martino (“E la chiamano estate”) a Fred Bongusto (“Questo nostro grande amore”).
Franco Califano si è conquistato un posto tra i gradini più alti della musica italiana, nonché nei cuori di intere generazioni. Nato a Tripoli, per uno scalo aereo, ma romano doc Il ‘Califfo’ è stato uno degli autori più amati della scena musicale italiana. Un uomo che ha fatto parlare di se per la sua musica e per la sua vita sregolata. Tra i suoi grandi successi compare anche il carcere e le accuse legate alle vicende di droga. Un’icona tormentata, degna della voce profonda che lo ha sempre contraddistinto.
L’amicizia con Maradona
Califano era presente al matrimonio di Maradona nel 1989, avvenuto in Argentina: Franco era presente, tra i tanti amici che mi resero onore quel giorno.” E ricordo – aggiunge – quando mi mandò il suo libro autobiografico. Io ricambiai inviandogli una mia maglietta autografata”, disse Diego quando scomparve Califano.
La canzone dedicata a Napoli
“Napoli” è un bellissimo brano di Franco Califano, scritto in collaborazione con Alberto Laurenti e Antonio Gaudino e pubblicato nell’album “Ma io vivo” del 1994. Nello stesso anno, la canzone, viene presentata al 44° Festival di Sanremo dove, però, arriva addirittura ultima. Il testo è centrato sull’eterna lotta interna all’Italia tra nord e sud e, Califano, prova a trovare le parole giuste per avvicinare le parti puntando sulla fratellanza e sull’uguaglianza. Il protagonista del brano, in particolare, si trova a Venezia ma, lontano dalle sue radici, soffre la mancanza della sua città e chiede ad un gondoliere, in un malinconico delirio, di essere accompagnato a Napoli. Un bel testo ed una atmosfera unica che Califano riesce a creare sia con la forza di parole forti e sentite e sia con quella capacità interpretativa che lo ha portato, pur non avendo grandi doti canore, ad essere uno dei cantautori più carismatici ed apprezzati dal pubblico italiano.
La questione nord-sud, inoltre, appartiene non poco a Franco che pur essendo romano d’adozione, è nato a Tripoli da genitori campani e trascorse alcuni anni a Nocera Inferiore, provincia di Salerno, dopo il rientro dalla Libia dove il padre era impegnato nell’Esercito Italiano per poi trasferirsi, con la famiglia, definitivamente a Roma.
Quindi, Califiano, sentiva particolarmente la canzone non avendo dimenticato le proprie origini meridionali ed avendo vissuto direttamente o, indirettamente attraverso i suoi genitori, parole e comportamenti che spesso rasentano il più vile e palese razzismo.
Probabilmente qualche evento in particolare è rimasto dentro quell’animo così sensibile del cantautore che nel 1994 ha dato vita a questo splendido testo tanto malinconico quanto profondo e poetico. Ovviamente una canzone, seppur bella, non può cambiare le cose ed ancora oggi, purtroppo, questa eterna lotta campanilistica continua ad essere alla base di incresciosi fatti di cronaca o di avvenimenti quotidiani, magari di minore rilevanza ma comunque inaccettabili in una società che si ritiene civile.
Ciò che manca, oggi più di ieri, è proprio quel rispetto, invocato anche dal Califfo, che dovrebbe essere alla base di ogni rapporto umano.
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(fonte internapoli.it)
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