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Gabbani: “Almeno a Sanremo dovrebbero vietare l'autotune”

Immagine del redattore: ViKingSo MusicViKingSo Music

Francesco Gabbani è un veterano del Festival di Sanremo e ogni volta che ha calcato il palco dell’Ariston ha lasciato il segno. Nel 2016 vinse la categoria giovani con Amen, nel 2017 quella dei big con Occidentali’s karma e nel 2020 arrivò al secondo posto con Viceversa.

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Ora si appresta a salirci per la quarta volta con un brano intitolato Viva la vita. Inevitabile il pensiero che sia un riferimento al pezzo dei Coldplay quasi omonimo e a riguardo, intervistato dal Messaggero, dice:

“Avevo pensato di cambiarlo per evitare l’accostamento, poi mi sono detto: perché?”. 

Ma non è tanto il titolo della canzone, quanto le sue parole che stanno facendo parlare. Ha infatti esordito affermando che

“quest’anno torno all’Ariston senza la tensione della competizione. La gara si è spostata più sul personaggio che sulla canzone”.

A chi si riferisse, non è dato saperlo. Non è però finita qui perché Gabbani aveva già toccato in un altro contesto un tema scottante: l’autotune. Secondo lui questo strumento di correzione vocale andrebbe impedito da Sanremo.


A dire la verità qualcosa nell’edizione 2025 cambia, ma secondo il cantautore non basta:

“Quest’anno è consentito come sfumatura, come effetto vocale, non come correttore dell’intonazione. Ma come si fa a stabilire se è effetto vocale o correttore dell’intonazione? Si rischia confusione”.

Poi aggiunge che chi non lo usa rischia di

“sembrare stonati se ci saranno delle piccole imperfezioni legate all’esibizione”.

E quindi niente più autotune al Festival? Gabbani non ha dubbi e lancia una bordata non indifferente, seppur ridendo:

“Sì, andrebbe tolto. Il fatto è che poi molti non potrebbero cantare dal vivo”. 

E a proposito di autotune, Gabbani ha anche detto la sua sul caso di Tony Effe che sarà in gara a Sanremo con il brano Damme ‘na mano. Tutti ricordiamo l’esclusione del trapper dal concerto al Circo Massimo perché la giunta di Roma ritenne sessisti i suoi testi.


Questa l’opinione di Gabbani che anche qui non si tira indietro:

“Non è l’artista che va censurato: parla il linguaggio del suo tempo. Il problema è che le nuove generazioni hanno questi valori”.
 
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(fonte 105.net)



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