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La storia di "Imagine" a 40 anni dalla morte di John Lennon

L'8 dicembre saranno quarant'anni dalla scomparsa dell'ex Beatles: lo ricordiamo con nove sue canzoni

Oltre ad essere la sua canzone più nota (anche più di quelle scritte in seno ai Beatles e di qualsiasi altra pubblicata dai suoi colleghi come solisti), non c’è nessun’altra composizione che racchiude il significato più puro della poesia di John Lennon quanto "Imagine", un invito all’unità dei popoli, all’abbattimento di ogni barriera sociale, culturale, politica e religiosa per la realizzazione dell’utopia più grande: un mondo migliore. Il Beatle si era già occupato di temi simili in brani come "Revolution", "Working Class Hero" e "Power To The People", e di lì a poco (siamo nel 1971) vi avrebbe dedicato un intero album, "Some Time In New York City"; tuttavia "Imagine" possiede una forza poetica che trascende il suo significato puramente politico e la rende più efficace di qualsiasi bed-in o presa di posizione. Come in tutte le sue migliori composizioni, John usa un linguaggio semplice ma suggestivo e si rivolge direttamente all’ascoltatore, stuzzicandolo (“è facile se ci provi”; “non è difficile”; “chissà se ci riesci”) e invitandolo a immaginare un mondo senza religioni, nazioni, guerre, fame, avidità. A questo scopo, non si affida alle ideologie (che aveva rinnegato l’anno prima in "God"), né impasta il suo discorso di demagogia e facile retorica (trappole in cui è caduto più volte nel corso della carriera): un mondo migliore è un obiettivo possibile, basta crederci. Soltanto quando tutti gli individui vorranno la stessa cosa, l’utopia sarà finalmente realizzabile e “il mondo sarà una sola cosa”.




L'8 dicembre, a 40 anni dalla morte di John Lennon, Rockol pubblicherà un ampio speciale a lui dedicato.

"Imagine" dunque non è un proclama politico, né ha bisogno di slogan per trasmettere il proprio messaggio: facendo leva sulla umana capacità di ognuno di immaginare un futuro migliore, Lennon realizza in pieno la sua missione di poeta, spronando l’umanità intera alla presa di coscienza, alla partecipazione a un obiettivo comune, a prescindere da ogni tipo di credo. La fortuna di questa canzone è stata immensa, e il suo messaggio universale di speranza, pace e fratellanza ha attraversato gli anni ed è andato oltre la vita del suo stesso autore, restando ancora attualissimo: oggi "Imagine" è l’inno ufficiale di Amnesty International, ed è stata interpretata da decine di artisti. Forse non tutti sanno che… non ci sarebbe stata nessuna "Imagine" senza Yoko Ono. Come ebbe a dire lo stesso Beatle nel 1980: “Avrebbe dovuto essere una canzone firmata Lennon-Ono, le parole e l’idea sono da attribuire a Yoko, ma a quei tempi ero un po’ egoista, un po’ maschilista e omisi di indicare la sua collaborazione”. A dire il vero, sul retro di copertina dell’omonimo lp si può leggere la citazione di una poesia della Ono del 1963, contenuta nel volume "Grapefruit": “Immagina che le nuvole cadano dal cielo / Scava una buca nel tuo giardino per raccoglierle”. Da questa frase, Lennon ha ricavato il significato profondo della sua canzone: l’immaginazione può tutto, e così anche un mondo migliore è possibile, se tutti gli individui riescono a “fare lo stesso sogno”.


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