Per i dieci anni dalla morte del cantautore bolognese, arriva un libro celebrativo, fotografico e ricco di storie, aneddoti e curiosità, per ripercorrere la vita e l’arte dell'artista bolognese a partire dalle sue parole e dalle sue canzoni
In occasione dei dieci anni dalla morte (1° marzo 2012) del grande artista, autore di pagine indimenticabili della storia della musica italiana, arriva un libro illustrato che racconta come una favola la vita di Lucio Dalla, attraverso molte delle sue più curiose e interessanti testimonianze e una moltitudine di fotografie, che ne ripercorrono l’avventura musicale e privata. Dall’infanzia al rapporto con mamma Iole, dai primi approcci con il palco alla passione per il jazz, dagli albori di una carriera non proprio spumeggiante ai primi Sanremo, via via verso gli anni Sessanta e Settanta e gli incontri cruciali con alcuni tra i suoi amici e collaboratori più fidati, dalla grande passione per il mare, Napoli e Bologna alla sua profonda spiritualità, intrecciata a un animo farsesco e giocherellone. In Lucio Dalla - Immagini e racconti di una vita profonda come il mare (BUR Rizzoli, 25 euro, dal 1° marzo), Massimo Poggini, giornalista musicale di lungo corso, ci regala l’affresco di un Dalla geniale come pochi, eccentrico e sorprendente, senza dimenticare le sue canzoni immortali, delle quali ci svela i retroscena creativi e i significati più celati. Autrice della prefazione è Silvana Casato Mondella che per trentacinque anni è stata ufficio stampa e amica intima dell’artista bolognese. Massimo come è nata l'idea di raccontare l'universo di Lucio Dalla in forma non auto-biografica? In realtà è stata una proposta partita dalla Rizzoli. Ciò detto Lucio lo conoscevo dagli anni Settanta, ci siamo incontrati più volte, sono stato a casa sua alle Tremiti, a Bologna ma il progetto nasce da Rizzoli. Come ci hai lavorato? Non è una biografia in senso stretto, per quanto si parta dalla data di nascita e c’è un intero capitolo sul 4 marzo 1943. Ho ragionato per argomenti, dalle passioni alle ossessioni. Una è il mare. Lucio era pazzo per il mare, ha avuto tre diverse barche e proprio sulle barche spesso ha creato la sua musica. Caruso è nata per un guasto sulla barca davanti a Sorrento. Da bambino con la mamma passava tre, quattro mesi a Manfredonia: lei era una sarta, aveva un piccolo atelier a Bologna che in estate trasferiva Manfredonia, maestranze comprese. Cosa puoi dirmi di mamma Iole? Era profondamente religiosa ma non in senso bacchettone. Una volta ci fu un incontro con Padre Pio, Lucio aveva circa dieci anni e già da bambino era parte di una compagnia artigianale teatrale a Bologna. Padre Pio le disse che non doveva più salire sul palco, la madre lo mandò a quel paese e in quel momento Lucio capì che doveva seguire il suo istinto. Ma non perse la devozione infatti quando Padre Pio morì andò ai funerali. Il rapporto di Lucio con la Fede era saldo? Era fortemente religioso, pregava ma non era bacchettone. Aveva molti amici fra i domenicani a Bologna e i frati minori di Assisi. Li andava a trovare. L’Anno che verrà fu scritta in varie fasi, una parte è nata nel chiostro di Santa Maria Maggiore a Bologna. Tra i frati aveva amici veri con i quali si confidava. Il capitolo più divertente? Quello delle bugie, per lui la bugia era quasi una forma d'arte. Sul suo citofono a Bologna c’era scritto Domenico Sputo nome col quale ha firmato anche collaborazioni con gli Stadio e Samuele Bersani. Il soprannome nasce come riferimento ai domenicani di Bologna mentre sputo richiama il giochino di sputare controvento: vinceva chi sputava più lontano, era un divertimento giovanile che però lui non ha mai abbandonato. Dovessi salvare un suo disco soltanto? Impossibile. Facciamo la trilogia Come è Profondo il Mare, Dalla e Lucio Dalla: siamo a livelli molto alti. In mezzo c'è il Tour di Banana Republic. È un periodo di cinque anni. Perché un album come Automobili non ha avuto la meritata popolarità: forse era troppo avanti? I tre album con Roberto Roversi sono belli ma erano troppo avanti. Roversi gli dava i testi e lui non poteva cambiare neanche una virgola: una volta a disco finito Lucio dovette tornare da Bologna a Roma, in studio, perché secondo Roversi non si percepiva il senso di una virgola e dunque dovette registrare di nuovo la voce. Ruppero pesantemente non si sono parlati a lungo, il rapporto si è ricucito anni dopo. Con lui Lucio ha capito come scrivere i testi ma era delirante. Roversi non cambiava mezza parola eppure Lucio musicava cose che chiunque avrebbe rinunciato. È stato un lavoro impegnativo? Ci ho lavorato circa quattro mesi. Il difficile è stato selezionare i temi. Questo volume non ha la pretesa della completezza biografica, alcune cose mancano. Lui era pazzesco, animato da una curiosità senza limiti. Tra queste c'è lo sport. Era pazzo per lo sport, la sua ultima apparizione pubblica fu a una partita del Bologna. Costruiva i tour col giorno libero per andare a vedere la Virtus, sosteneva di essere un campione mancato di pallacanestro, stoppato a causa dell'altezza. Durante l'intervallo o fine partita dava consigli tecnici che a volte si sono rivelati risolutivi. Ha corso tre volte la Mille Miglia, una con Oliviero Toscani e due con Alessandro Bergonzoni. Si fece modificare una Porsche facendola diventare una piccola camera d’albergo e talvolta durante i tour ci dormiva. Considera che dormiva non più di quattro ore a notte. In quella Porsche c'era anche una doccia. Scoprendo queste cose mi stupivo io per primo. Hai avuto supporto da qualcuno? Mi sono rivolto a Silvana Casato, moglie di Michele Mondella il suo storico promoter mancato qualche anno fa. Lei di cose ne ha viste infinite. E dunque spesso la chiamavo per conferma. Ora su cosa sei concentrato? Sto rifiatando. Ho da poco pubblicato, con Marco Pagliettinini, il libro 70 volte Vasco - Storia di una Rockstar e ora questo su Lucio, ho trascorso oltre un anno a scrivere. Inoltre a maggio verrà ripubblicata, con aggiornamenti, la biografia di Maurizio Solieri.
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