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STORIA DELL’INDIE ITALIANO

Negli ultimi anni si sente molto parlare di musica indie: qual è il suo significato, la sua origine e chi sono i principali protagonisti italiani di questo genere.



Che cos'è l'INDIE ITALIANO?

Contrariamente a quello che si crede, la parola “indie” non identifica un genere, ma comprende tutti quei cantanti che non sono associati a grosse case discografiche, le cosiddette “major” oppure non sono stati lanciati da un talent show televisivo.


Ovviamente, una definizione così generica racchiude al suo interno artisti di varia natura e provenienti da generi musicali anche opposti tra loro. Ma esistono altre caratteristiche che possano catalogare come indie un cantante o un gruppo. Perché l’indie di cui noi tutti parliamo non guarda tanto alla provenienza di una produzione, quanto a un determinato stile sia compositivo che di scrittura.


In Italia, tuttavia, il termine è spesso associato proprio a un vero e proprio genere musicale, anche se sempre legato alla produzione indipendente


Lo stile di scrittura spicca maggiormente tra i cantanti indie rispetto a quello tradizionale del pop italiano.

Spesso infatti gli artisti indie puntano su immagini quotidiane e dirette, facendo venir meno anche certi tabù, con un linguaggio che attinge a pieni mani dallo slang cittadino e arriva a volte ad azzardare metafore ermetiche o no-sense.

Insomma, uno scarto molto netto rispetto alla classica rima ‘cuore-amore’.


Chi sono i primi cantanti indie italiani della storia?

L’indie italiano nasce intorno ai primi anni Duemila, con artisti come Tre allegri ragazzi morti e i Baustelle, che con il loro “Sussidiario illustrato della giovinezza” sembrano prendere il posto degli Afterhours di Manuel Agnelli e i Marlene Kuntz, che negli anni Novanta erano le band di rock alternativo di maggior successo.


Arrivano poi gli Offlaga Disco Pax nel 2005 e nel 2007 fa la comparsa il progetto del cantautore Vasco Brondi, Le luci della centrale elettrica.


Secondo la critica, un vero e proprio spartiacque tra l’indie italiano iniziale e il cosiddetto Itpop, il genere di cui i Thegiornalisti sono divenuti una sorta di band archetipica, è stato l’album Il sorprendente album d’esordio de I Cani, progetto del cantautore romano Niccolò Contessa del 2010 che comincia a far girare dei video su YouTube che, nel giro di pochi mesi e grazie all’avvento di Facebook, diventano presto virali.


Il 2015 è invece l’anno di Calcutta, nome d’arte del cantautore di Latina Edoardo D’Erme, che con il singolo “Che cosa mi manchi a fare”, contenuto nell’album “Mainstream”, diventa uno degli artisti più amati dai giovani per il suo approccio scanzonato e senza filtri alla musica italiana.


Dall’uscita di quel disco fondamentale, è stata un’ascesa continua, con un numero sempre crescente di artisti che hanno iniziato a farsi apprezzare a livello nazionale


Vale la pena spendere alcune parole anche per Lo Stato Sociale, il primo gruppo che ha provato a imporre prepotentemente l’indie sul palco del Festival di Sanremo, sfiorando la vittoria e aprendo le porte ad artisti, come Motta e gli Ex-Otago, che sono stati protagonisti della kermesse nel 2019.


Il resto è storia recente, la scena indie italiana può contare su un numero di cantautori molto apprezzati e con un seguito che a volte fuoriesce dalla cosiddetta “nicchia”.

Parliamo di Brunori Sas, Cosmo, Motta, i Thegiornalisti di Tommaso Paradiso, Iosonouncane, Colapesce, gli Zen Circus, Coez, Ex-Otago, Dente, Colombre, Giorgio Poi, sono solo alcuni rappresentanti di questa scena italiana che negli ultimi anni ha occupato le line up dei festival italiani più importanti, compreso quello del Primo Maggio.


Anche le donne hanno una parte considerevole: Levante, Marianne Mirage e Maria Antonietta sono le più note e amate dai fan.

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